Inquinamento dell’aria e città italiane: quali sono le soluzioni?
Negli ultimi 30 anni, secondo i dati Eurostat, l’inquinamento dell’aria prodotto dalle emissioni di ossidi di azoto in Europa si sono dimezzate.
Tuttavia, sono ancora molte le città italiane dove la concentrazione di NO2 supera i limiti imposti dall’Oms – l’Organizzazione mondiale della sanità.
Oms e i limiti di emissioni
I gas che causano l’inquinamento dell’aria sono generati prevalentemente dal traffico veicolare, ma anche dai processi industriali e di produzione di energia. Per combattere le emissioni nocive, l’Oms ha stabilito dei limiti sia a livello di concentrazione di biossido di azoto nell’aria che a livello temporale.
Si tratta di 10 μg/m3 (microgrammi per metro cubo d’aria) come media annuale e 25 μg/m3 come media giornaliera.
Questo perché il biossido di azoto è un gas altamente inquinante e molto pericoloso sia per l’ambiente che per la salute umana. È infatti la causa principale delle piogge acide e il conseguente inquinamento del suolo. Inoltre, è anche causa di danni e malattie alle vie respiratorie delle persone.
Inquinamento dell’aria: i dati sull’NO2 in Italia
Il report Mal’Aria di città 2022 di Legambiente offre una analisi dei dati di 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 città capoluogo di provincia.
Queste centraline, definite di fondo o di traffico urbano, servono per rilevare le concentrazioni dei principali inquinanti che determinano la qualità dell’aria che respiriamo.
Nel dettaglio, per il biossido di azoto (NO2) sono stati rilevati i dati in 205 centraline di monitoraggio sulle 238 totali e solamente 14 hanno registrato valori che soddisfano le raccomandazioni dell’OMS.
Il dato fa emergere il gap preoccupante tra la situazione attuale delle nostre città rispetto ai valori suggeriti dall’OMS.
Infatti, le criticità maggiori sono state registrate a Milano (39 µg/mc) e Torino (37 µg/mc), che dovranno ridurre le concentrazioni rispettivamente del 74% e 73%.
Nella classifica delle città peggiori seguono in ordine Palermo e Como (36 µg/ mc), Bergamo (35 µg/mc), Trento e Teramo (34 µg/mc). Monza e Roma (33 µg/mc), Napoli e Bolzano (32 µg/mc), Firenze e Pavia (31 µg/mc), che dovranno ridurre le concentrazioni di oltre il 68%.
Delle 102 città analizzate per le quali è disponibile il dato, solo 5 al momento rientrano nei parametri fissati dall’OMS.
Le soluzioni: additivo AdBlue e soluzioni chimiche NOTNOX
Per combattere l’inquinamento dell’aria da biossido di azoto nei comuni è necessaria una transizione verso un’economia sostenibile. Oltre allo sviluppo di una migliore rete di trasporti e al potenziamento del servizio di quelli pubblici e il ricambio del parco mezzi italiano (uno dei più vecchi d’Europa), esistono soluzioni che vanno a eliminare direttamente il biossido di azoto prima che venga emesso nell’aria.
Una di queste è la tecnologia AdBlue che grazie all’azione combinata con il catalizzatore SCR è in grado di ridurre le emissioni inquinanti dei gas di scarico dei veicoli diesel del 90%.
Un’altra, invece, riguarda le soluzioni chimiche per l’abbattimento dei NOx all’interno degli impianti industriali a combustione come cementifici, centrali elettriche, inceneritori e ecc. Queste formule a base di urea pura o soluzione acquosa ammoniacale, in differenti concentrazioni, vengono introdotte in uscita dalla camera di combustione riducendo così le emissioni del 70% circa.
Tuttavia c’è da fare un’altra considerazione: la scelta del prodotto è di fondamentale importanza.
Infatti, esistono soluzioni economiche e di bassa qualità che hanno l’unico vantaggio del prezzo, ma se si considera l’impatto ambientale e le performance, il rischio è quello di dover correre ai ripari e al portafoglio, per i danni all’ambiente, alla salute delle persone e ai veicoli o macchinari impiegati quotidianamente.
Per questo, è bene affidarsi ad un produttore AdBlue specializzato e certificato, così da garantire il rispetto delle direttive europee ambientali e le giuste reazioni chimiche desiderate.
Fonti: